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Le Nostre Parole

Liberi Legami: indicazioni pratiche a sostegno della genitorialità in tempo di COVID-19

Una raccolta di quattro puntate, per riverberare e dare valore ad ogni funzione genitoriale.
#Iorestoacasa

un regalo da Paola Pirri e Lara Cesari

Mar 21, 2020 | Letture

#Iorestoacasa e il genitore Protettivo

 

Come abbiamo avuto modo di scrivere altrove, essere protettivi significa essere sintonizzati sulle manifestazioni affettive ed emotive, riconoscere uno stato di disagio, segnalare la comprensione dello stato d’animo, rispondere con empatia e rassicurazione senza lasciarsi inglobare e contaminare da quell’emozione.

È l’opportunità di allenare la nostra capacità di ascolto, di accoglienza di come l’altro è e non di come vorremmo fosse, imparare a fare domande non intrusive, ad accogliere la gioia e l’inquietudine, esercitare la disponibilità a dare fiducia e a non rispondere difensivamente.

È soprattutto l’occasione per vivere insieme momenti di gioia, stimolare, ricercare e proporre emozioni positive ai nostri figli, permettere loro di imparare che dentro la relazione si vivono esperienze di benessere, di gioia, di condivisione di emozioni positive.

Diciamo di più.

Protettive sono tutte le occasioni di intimità.

In questo tempo prendete un tempo, prima di pranzo, prima di cena, nel momento di andare a dormire, per creare rituali di intimità: il bagnetto per i più piccoli, la preparazione della cena o della tavola, un tempo per ascoltare senza distrazioni, nel silenzio di una stanza chiusa, anche solo simbolicamente, una difficoltà con la scuola, con un amico.

La mattina raccontate i vostri sogni notturni, ascoltate, se ci sono, i sogni dei vostri figli, fate loro domande con curiosità. Affacciatevi alla finestra e guardate insieme ciò che avete davanti, anche con qualche bonario pettegolezzo.

Fate insieme un po’ di ginnastica in casa. La sera introducete, se non lo avete, un rituale nuovo, che poi vi impegnerete intimamente a portare avanti anche quando la vita ricomincerà a scorrere fuori di casa: raccontate una favola, cantate una canzone, lavatevi i denti insieme a ritmo, una danza propiziatoria, quello che vi è più affine, senza simulazioni e artifici.

Se avete figli di più di 8-10 anni raccontate voi per primi le vostre preoccupazioni, è il massimo livello di intimità e autenticità. La sintonizzazione affettiva non significa alleviare il dolore o rassicurare. Significa accogliere come preziosa ogni emozione, andarci a fondo: cosa ti preoccupa, se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti, quale parte di questa giornata vorresti cancellare.

Prendiamo sul serio le inquietudini dei nostri figli, non hanno bisogno di sentirsi dire solo che tutto andrà bene, ma che la loro preoccupazione, se c’è, è naturale e non la neghiamo.

Se avete figli più piccoli inventate favole che diano corpo a quelle emozioni. Se un bambino vi fa capire che gli mancano i nonni e non capisce perché da giorni non li vede, raccontate una favola, saprà agganciarsi da solo al suo senso: nonna orsa che, mentre tutti la aspettano a tavola, si è distratta facendo una torta gigantesca nel paese dei giganti, nonno orso che, mentre bimbo orso aspetta fuori dalla scuola, è riuscito a trovare, dopo un lungo viaggio, gli amici che non vedeva tempo, sono temi centrali di favole tutte da inventare per suggerire, senza farlo esplicitamente, che è in corso un’assenza apparentemente inspiegabile che però una spiegazione ce l’ha.

 

 

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da HXO Srl per le persone della tua organizzazione puoi scrivere

Francesca Sollazzo  f.sollazzo@hxo.it

Mar 21, 2020 | Letture

#Iorestoacasa e il genitore Protettivo

 

Come abbiamo avuto modo di scrivere altrove, essere protettivi significa essere sintonizzati sulle manifestazioni affettive ed emotive, riconoscere uno stato di disagio, segnalare la comprensione dello stato d’animo, rispondere con empatia e rassicurazione senza lasciarsi inglobare e contaminare da quell’emozione.

È l’opportunità di allenare la nostra capacità di ascolto, di accoglienza di come l’altro è e non di come vorremmo fosse, imparare a fare domande non intrusive, ad accogliere la gioia e l’inquietudine, esercitare la disponibilità a dare fiducia e a non rispondere difensivamente.

È soprattutto l’occasione per vivere insieme momenti di gioia, stimolare, ricercare e proporre emozioni positive ai nostri figli, permettere loro di imparare che dentro la relazione si vivono esperienze di benessere, di gioia, di condivisione di emozioni positive.

Diciamo di più.

Protettive sono tutte le occasioni di intimità.

In questo tempo prendete un tempo, prima di pranzo, prima di cena, nel momento di andare a dormire, per creare rituali di intimità: il bagnetto per i più piccoli, la preparazione della cena o della tavola, un tempo per ascoltare senza distrazioni, nel silenzio di una stanza chiusa, anche solo simbolicamente, una difficoltà con la scuola, con un amico.

La mattina raccontate i vostri sogni notturni, ascoltate, se ci sono, i sogni dei vostri figli, fate loro domande con curiosità. Affacciatevi alla finestra e guardate insieme ciò che avete davanti, anche con qualche bonario pettegolezzo.

Fate insieme un po’ di ginnastica in casa. La sera introducete, se non lo avete, un rituale nuovo, che poi vi impegnerete intimamente a portare avanti anche quando la vita ricomincerà a scorrere fuori di casa: raccontate una favola, cantate una canzone, lavatevi i denti insieme a ritmo, una danza propiziatoria, quello che vi è più affine, senza simulazioni e artifici.

Se avete figli di più di 8-10 anni raccontate voi per primi le vostre preoccupazioni, è il massimo livello di intimità e autenticità. La sintonizzazione affettiva non significa alleviare il dolore o rassicurare. Significa accogliere come preziosa ogni emozione, andarci a fondo: cosa ti preoccupa, se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti, quale parte di questa giornata vorresti cancellare.

Prendiamo sul serio le inquietudini dei nostri figli, non hanno bisogno di sentirsi dire solo che tutto andrà bene, ma che la loro preoccupazione, se c’è, è naturale e non la neghiamo.

Se avete figli più piccoli inventate favole che diano corpo a quelle emozioni. Se un bambino vi fa capire che gli mancano i nonni e non capisce perché da giorni non li vede, raccontate una favola, saprà agganciarsi da solo al suo senso: nonna orsa che, mentre tutti la aspettano a tavola, si è distratta facendo una torta gigantesca nel paese dei giganti, nonno orso che, mentre bimbo orso aspetta fuori dalla scuola, è riuscito a trovare, dopo un lungo viaggio, gli amici che non vedeva tempo, sono temi centrali di favole tutte da inventare per suggerire, senza farlo esplicitamente, che è in corso un’assenza apparentemente inspiegabile che però una spiegazione ce l’ha.

 

 

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