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Le Nostre Parole
Liberi Legami: sostegno alla genitorialità in tempo di COVID-19
Un viaggio in cinque tappe per scoprire e riscoprire le funzioni genitoriali in un periodo di convivenza ravvicinata
#Iorestoacasa
un regalo da Paola Pirri e Lara Cesari
Andiamo a scoprire la prima di queste quattro funzioni, ricordandoti che sono tutte ugualmente importanti
Per fartele risuonare dentro abbiamo scelto di creare una voce, la voce di un genitore che parla a un figlio. Dopo ogni voce ci spieghiamo meglio.
Funzione Protettiva
La voce
Sono qui, figlio mio, puoi contare su di me. Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno io ci sono. Mi prendo cura di te e ti proteggo. Ti assicuro ciò di cui hai bisogno, quando ne hai bisogno, né troppo presto né troppo tardi. Farò in modo che tu possa fidarti di me.
Se ti allontani mi ritrovi, se mi allontano sai che tornerò.
Puoi guardarti intorno, esplorare il mondo senza timore perché io veglio su di te. Ti lascio esplorare il mondo e scoprire di cosa sei capace senza sostituirmi a te, mi assicuro che il mondo sia accogliente e sicuro affinché tu possa goderne e stare bene.
Io ti ascolto, riconosco i segnali che mi mandi, so quando stai male e quando hai bisogno di coccole, desidero lenire il tuo dolore e farti stare nuovamente bene. Io so trasformare il tuo malessere prendendomene cura, so starti vicino con la mia calma e la mia tranquillità quando più ne hai bisogno, ascolta il mio respiro quieto e piano piano anche il tuo si acquieterà.
Io e te sappiamo stare bene insieme, darci tante carezze, sappiamo godere dei momenti lieti, sappiamo ricercare la gioia e costruire insieme allegria e spensieratezza. Ridiamo tanto insieme e questo ce lo ricorderemo per sempre.
Guarda avanti, io sono qui, dietro di te.
È la funzione genitoriale che si esprime attraverso la capacità di prendersi cura e di generare affetto, racchiude in sé la capacità di proporsi come base sicura, di sintonizzarsi affettivamente, di stabilire intimità ed empatia, di cogliere le emozioni dell’altro senza intrusività.
Il genitore esercita questa funzione quando accudisce, quando protegge e quando assicura affetto, emozioni positive e fa sentire il figlio sicuro. Attraverso essa si fonda e si rafforza il legame di attaccamento, per cui il bambino o il ragazzo percepisce di essere amato, di essere catalizzatore di sentimenti positivi e di attenzione, che lo protegge dai pericoli, dalle frustrazioni e dal dolore.
Cosa significa “base sicura”: il bambino o il ragazzo sente di poter contare su una presenza costante, sente che il genitore non è reattivo o abbandonico, sente che può allontanarsi, esplorare, arrabbiarsi, isolarsi, piangere, protestare, senza perdere la certezza di poter contare sulla presenza del genitore. Grazie all’esperienza di una base sicura il figlio sviluppa la capacità di provare fiducia nelle relazioni.
Una base sicura può essere indebolita da una risposta iper-protettiva o ipo-protettiva: quando il genitore è troppo presente e non lascia al bambino o al ragazzo uno spazio di esplorazione o di solitudine, quando si sostituisce a lui senza lasciarlo sperimentare nella espressione di una propria autonomia (es. non lasciarlo gattonare per timore che si faccia male, non lasciarlo uscire con gli amici per paura che incontri cattive compagnie) il genitore comunica implicitamente una preoccupazione per la pericolosità del mondo circostante e un’inadeguatezza del figlio a muoversi nell’esplorazione autonoma del mondo.
C’è una ipo-protettività quando il genitore manca di cure di base, quando lascia autonomia precocemente, quando lo lascia solo, quando lo sovraespone a rischi perché non li vede o perché ritiene il bambino o il ragazzo molto più solido e autonomo di quello che è realmente. In questo caso la persona, bambino o ragazzo, non fa esperienza di fiducia nella propria autonomia ma sperimenta solitudine e inadeguatezza nella gestione del mondo.
#Iorestoacasa ci offre e ci impone questo tempo di convivenza ravvicinata con i nostri figli e con il nostro essere genitori e ci espone a una grande varietà di emozioni e alla variabilità degli stati d’animo, nostri e di chi vive con noi. Essere protettivi significa essere sintonizzati sulle manifestazioni affettive ed emotive, riconoscere uno stato di disagio, segnalare la comprensione dello stato d’animo, rispondere con empatia e rassicurazione senza lasciarsi inglobare e contaminare da quell’emozione.
È l’opportunità di allenare la nostra capacità di ascolto, di accoglienza di come l’altro è e non di come vorremmo fosse, imparare a fare domande non intrusive, ad accogliere la gioia e l’inquietudine, esercitare la disponibilità a dare fiducia e a non rispondere difensivamente. È soprattutto l’occasione per vivere insieme momenti di gioia, stimolare, ricercare e proporre emozioni positive ai nostri figli, permettere loro di imparare che dentro la relazione si vivono esperienze di benessere, di gioia, di condivisione di emozioni positive.
Scopri tutti i contenuti del Blog: Le Nostre Parole
Per maggiori informazioni sul percorso formativo a distanza attivabile
da HXO Srl per le persone della tua organizzazione puoi scrivere
a Francesca Sollazzo f.sollazzo@hxo.it
Andiamo a scoprire la prima di queste quattro funzioni, ricordandoti che sono tutte ugualmente importanti
Per fartele risuonare dentro abbiamo scelto di creare una voce, la voce di un genitore che parla a un figlio. Dopo ogni voce ci spieghiamo meglio.
Funzione Protettiva
La voce
Sono qui, figlio mio, puoi contare su di me. Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno io ci sono. Mi prendo cura di te e ti proteggo. Ti assicuro ciò di cui hai bisogno, quando ne hai bisogno, né troppo presto né troppo tardi. Farò in modo che tu possa fidarti di me.
Se ti allontani mi ritrovi, se mi allontano sai che tornerò.
Puoi guardarti intorno, esplorare il mondo senza timore perché io veglio su di te. Ti lascio esplorare il mondo e scoprire di cosa sei capace senza sostituirmi a te, mi assicuro che il mondo sia accogliente e sicuro affinché tu possa goderne e stare bene.
Io ti ascolto, riconosco i segnali che mi mandi, so quando stai male e quando hai bisogno di coccole, desidero lenire il tuo dolore e farti stare nuovamente bene. Io so trasformare il tuo malessere prendendomene cura, so starti vicino con la mia calma e la mia tranquillità quando più ne hai bisogno, ascolta il mio respiro quieto e piano piano anche il tuo si acquieterà.
Io e te sappiamo stare bene insieme, darci tante carezze, sappiamo godere dei momenti lieti, sappiamo ricercare la gioia e costruire insieme allegria e spensieratezza. Ridiamo tanto insieme e questo ce lo ricorderemo per sempre.
Guarda avanti, io sono qui, dietro di te.
È la funzione genitoriale che si esprime attraverso la capacità di prendersi cura e di generare affetto, racchiude in sé la capacità di proporsi come base sicura, di sintonizzarsi affettivamente, di stabilire intimità ed empatia, di cogliere le emozioni dell’altro senza intrusività.
Il genitore esercita questa funzione quando accudisce, quando protegge e quando assicura affetto, emozioni positive e fa sentire il figlio sicuro. Attraverso essa si fonda e si rafforza il legame di attaccamento, per cui il bambino o il ragazzo percepisce di essere amato, di essere catalizzatore di sentimenti positivi e di attenzione, che lo protegge dai pericoli, dalle frustrazioni e dal dolore.
Cosa significa “base sicura”: il bambino o il ragazzo sente di poter contare su una presenza costante, sente che il genitore non è reattivo o abbandonico, sente che può allontanarsi, esplorare, arrabbiarsi, isolarsi, piangere, protestare, senza perdere la certezza di poter contare sulla presenza del genitore. Grazie all’esperienza di una base sicura il figlio sviluppa la capacità di provare fiducia nelle relazioni.
Una base sicura può essere indebolita da una risposta iper-protettiva o ipo-protettiva: quando il genitore è troppo presente e non lascia al bambino o al ragazzo uno spazio di esplorazione o di solitudine, quando si sostituisce a lui senza lasciarlo sperimentare nella espressione di una propria autonomia (es. non lasciarlo gattonare per timore che si faccia male, non lasciarlo uscire con gli amici per paura che incontri cattive compagnie) il genitore comunica implicitamente una preoccupazione per la pericolosità del mondo circostante e un’inadeguatezza del figlio a muoversi nell’esplorazione autonoma del mondo.
C’è una ipo-protettività quando il genitore manca di cure di base, quando lascia autonomia precocemente, quando lo lascia solo, quando lo sovraespone a rischi perché non li vede o perché ritiene il bambino o il ragazzo molto più solido e autonomo di quello che è realmente. In questo caso la persona, bambino o ragazzo, non fa esperienza di fiducia nella propria autonomia ma sperimenta solitudine e inadeguatezza nella gestione del mondo.
#Iorestoacasa ci offre e ci impone questo tempo di convivenza ravvicinata con i nostri figli e con il nostro essere genitori e ci espone a una grande varietà di emozioni e alla variabilità degli stati d’animo, nostri e di chi vive con noi. Essere protettivi significa essere sintonizzati sulle manifestazioni affettive ed emotive, riconoscere uno stato di disagio, segnalare la comprensione dello stato d’animo, rispondere con empatia e rassicurazione senza lasciarsi inglobare e contaminare da quell’emozione.
È l’opportunità di allenare la nostra capacità di ascolto, di accoglienza di come l’altro è e non di come vorremmo fosse, imparare a fare domande non intrusive, ad accogliere la gioia e l’inquietudine, esercitare la disponibilità a dare fiducia e a non rispondere difensivamente. È soprattutto l’occasione per vivere insieme momenti di gioia, stimolare, ricercare e proporre emozioni positive ai nostri figli, permettere loro di imparare che dentro la relazione si vivono esperienze di benessere, di gioia, di condivisione di emozioni positive.
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