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Le Nostre Parole

Dicotomie da ricomporre e dicotomie per definirsi

Feb 21, 2020 | Letture

Ci piace suggestionare le persone proponendo loro lo stimolo della dicotomia, parola di derivazione greca che letteralmente significa tagliato in due parti.
Ci piace utilizzare questa parola che indica la divisione di un intero in due parti in una duplice veste: a volte per accompagnare le persone a ricomporre, a tenere insieme, altre volte a scegliere per definirsi.

Proponiamo la dicotomia come suggestione per aiutare le persone a intraprendere la strada per ricomporle, per trasformarle in complementari, per cercare il modo di farle convivere quando sono percepite delle scissioni, delle divisioni, fra parti sé, fra obiettivi contrastanti, fra appartenenze in bilico.

Ci avvaliamo della dicotomia con le madri che rientrano al lavoro e che sentono una frattura importante fra ciò che sono nell’intimità della propria vita privata, l’essere diventata una mamma, e ciò che sono fuori dalle mura domestiche, l’essere una donna, e l’essere una professionista, nel contesto relazionale e sociale e nel lavoro.

Lo proponiamo ai manager che vivono a volte la scissione fra obiettivi critici, ad esempio fra quelli che sono gli obiettivi di safety e quelli che riguardano risultati di produzione, che in alcune situazioni sembrano, apparentemente, contrasti che disorientano, invitano a dare priorità a uno sull’altro e impediscono di tenere insieme invitando a sceglierne uno come prioritario. Lo proponiamo ai millennials per aiutarli a riconoscere il valore del legame e della costruzione di un progetto pur mantenendo una centratura sul proprio progetto professionale in divenire.

Ricomporre significa preferire E a O, invece di pensarsi come donna o come madre si può accettare di essere donna e madre, si può arrivare a governare una maggiore complessità accettando che alla contrapposizione si può proporre una coesistenza, una ricucitura, una cerniera che tiene insieme due parti che restano entità distinte ma non divise.

La frammentazione diviene ricomposizione e la separazione si ricongiunge. Piuttosto che preferire, che scegliere, si mantiene una visione più ampia e complessa, capace di valorizzare ogni parte di sé e del proprio ruolo.

In un’accezione totalmente diversa ci piace usare la dicotomia anche quando si mantiene e costringe a definirsi, a prendere posizione e fare una scelta raccontandoci qualcosa di noi. Spesso chiediamo alle persone di scegliere fra due alternative metaforiche, proiettive, pensando a sé stessi rispetto a uno specifico stimolo, a due alternative differenti che richiedono di esplicitare una narrazione di sé che sfida le proprie difese e permette di sorprendersi in prima persona di ciò che finiamo per scegliere e ciò che decidiamo di lasciare.

Le dicotomie sono individuate e proposte dai propri colleghi e vanno a intercettare certi aspetti che contengono luci e ombre la cui interpretazione ha una forte valenza individuale. Chiedere a un manager se davanti alla valutazione della performance del collaboratore si sente più giudice o avvocato permette, a chi la riceve, di riconoscersi una preferenza all’indulgenza o alla severità, o alla debolezza piuttosto che all’imparzialità o ancora alla vicinanza piuttosto che all’autorevolezza.

È la persona che individua nella dicotomia una lettura vicina ai propri valori e alla propria identità. L’essere costretti a scegliere ci invita a divenire più consapevoli del proprio modo di interpretare quel ruolo, quell’attività, quel mestiere, è un esercizio che invita a pensare e ad attivare esplorazione di sé.

Prova anche tu a definirti con una di queste dicotomie per scoprire e per rivelarti.Nell’interpretare il tuo ruolo, ti senti più:
  1. Acqua o fuoco?
  2. Gatto con gli stivali o grillo parlante?
  3. Mick Jagger o David Bowie?
  4. Facebook o WhatsApp
  5. Capo Tribù o Sciamano?
  6. Mare o Montagna?
  7. Rosso o Verde?
  8. Ballo o Canto?
  9. Genitore o Figlio?

Quali di queste ti ha stimolato di più?
Quale ti ha permesso di mettere a fuoco un aspetto interessante di te?

Ricercare e trovare stimoli che invitino le persone a pensarsi e a ripensarsi è il nostro mestiere, generare sorpresa e permettere di fare delle scoperte, la nostra missione; attivare desiderio la nostra ricerca e le dicotomie, con il loro potere immaginativo, sono un ottimo strumento per raggiungere queste finalità.

 

 

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Per maggiori informazioni sul percorso formativo a distanza attivabile

da HXO Srl per le persone della tua organizzazione puoi scrivere

Francesca Sollazzo  f.sollazzo@hxo.it

Feb 21, 2020 | Letture

Ci piace suggestionare le persone proponendo loro lo stimolo della dicotomia, parola di derivazione greca che letteralmente significa tagliato in due parti.
Ci piace utilizzare questa parola che indica la divisione di un intero in due parti in una duplice veste: a volte per accompagnare le persone a ricomporre, a tenere insieme, altre volte a scegliere per definirsi.

Proponiamo la dicotomia come suggestione per aiutare le persone a intraprendere la strada per ricomporle, per trasformarle in complementari, per cercare il modo di farle convivere quando sono percepite delle scissioni, delle divisioni, fra parti sé, fra obiettivi contrastanti, fra appartenenze in bilico.

Ci avvaliamo della dicotomia con le madri che rientrano al lavoro e che sentono una frattura importante fra ciò che sono nell’intimità della propria vita privata, l’essere diventata una mamma, e ciò che sono fuori dalle mura domestiche, l’essere una donna, e l’essere una professionista, nel contesto relazionale e sociale e nel lavoro.

Lo proponiamo ai manager che vivono a volte la scissione fra obiettivi critici, ad esempio fra quelli che sono gli obiettivi di safety e quelli che riguardano risultati di produzione, che in alcune situazioni sembrano, apparentemente, contrasti che disorientano, invitano a dare priorità a uno sull’altro e impediscono di tenere insieme invitando a sceglierne uno come prioritario. Lo proponiamo ai millennials per aiutarli a riconoscere il valore del legame e della costruzione di un progetto pur mantenendo una centratura sul proprio progetto professionale in divenire.

Ricomporre significa preferire E a O, invece di pensarsi come donna o come madre si può accettare di essere donna e madre, si può arrivare a governare una maggiore complessità accettando che alla contrapposizione si può proporre una coesistenza, una ricucitura, una cerniera che tiene insieme due parti che restano entità distinte ma non divise.

La frammentazione diviene ricomposizione e la separazione si ricongiunge. Piuttosto che preferire, che scegliere, si mantiene una visione più ampia e complessa, capace di valorizzare ogni parte di sé e del proprio ruolo.

In un’accezione totalmente diversa ci piace usare la dicotomia anche quando si mantiene e costringe a definirsi, a prendere posizione e fare una scelta raccontandoci qualcosa di noi. Spesso chiediamo alle persone di scegliere fra due alternative metaforiche, proiettive, pensando a sé stessi rispetto a uno specifico stimolo, a due alternative differenti che richiedono di esplicitare una narrazione di sé che sfida le proprie difese e permette di sorprendersi in prima persona di ciò che finiamo per scegliere e ciò che decidiamo di lasciare.

Le dicotomie sono individuate e proposte dai propri colleghi e vanno a intercettare certi aspetti che contengono luci e ombre la cui interpretazione ha una forte valenza individuale. Chiedere a un manager se davanti alla valutazione della performance del collaboratore si sente più giudice o avvocato permette, a chi la riceve, di riconoscersi una preferenza all’indulgenza o alla severità, o alla debolezza piuttosto che all’imparzialità o ancora alla vicinanza piuttosto che all’autorevolezza.

È la persona che individua nella dicotomia una lettura vicina ai propri valori e alla propria identità. L’essere costretti a scegliere ci invita a divenire più consapevoli del proprio modo di interpretare quel ruolo, quell’attività, quel mestiere, è un esercizio che invita a pensare e ad attivare esplorazione di sé.

Prova anche tu a definirti con una di queste dicotomie per scoprire e per rivelarti.Nell’interpretare il tuo ruolo, ti senti più:
  1. Acqua o fuoco?
  2. Gatto con gli stivali o grillo parlante?
  3. Mick Jagger o David Bowie?
  4. Facebook o WhatsApp
  5. Capo Tribù o Sciamano?
  6. Mare o Montagna?
  7. Rosso o Verde?
  8. Ballo o Canto?
  9. Genitore o Figlio?

Quali di queste ti ha stimolato di più?
Quale ti ha permesso di mettere a fuoco un aspetto interessante di te?

Ricercare e trovare stimoli che invitino le persone a pensarsi e a ripensarsi è il nostro mestiere, generare sorpresa e permettere di fare delle scoperte, la nostra missione; attivare desiderio la nostra ricerca e le dicotomie, con il loro potere immaginativo, sono un ottimo strumento per raggiungere queste finalità.

 

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Francesca Sollazzo  f.sollazzo@hxo.it