BLOG

Le Nostre Parole

Dal No al Sì, e.

La nuova semantica

digitale

 

di Paola Pirri
e Lara Cesari

Mag 10, 2021 | Letture

Ti va di andare alla riunione al mio posto?
No, non mi va.
Si, però mi devi dare le slide pronte per la presentazione.
Sì, vado volentieri alla riunione, ed è importante ci sia anche tu per rafforzare il progetto.

Il climax di musicalità e armonia di questa sequenza produce l’immediata percezione del potere della comunicazione nel nutrire la relazione di fiducia, cura e vicinanza.

No, non mi va.

I nostri no sono funzionali a difendere i nostri confini e il nostro tempo e con essi ci diamo il permesso, a volte, di proteggerci dalle intrusioni. Saper dire no è una competenza importante, fondata sulla chiarezza delle proprie priorità e dei propri obiettivi e sulla forza del presidio. Se fosse solo questo, tuttavia, diverrebbe anche un velenoso ingrediente di egoismo e ritiro sociale, di distanza e cecità agli altri, di disconferma del nostro essere parte di comunità.

Saper dire no significa dire sì.

Sì, però mi devi dare le slide pronte per la presentazione.

Il fastidio di subire un’intrusione del nostro tempo, l’etichettare l’altro come importuno, il bisogno di fargli sapere che la sua richiesta è seccante, è tutto racchiuso in quel “sì, però”. Che svilisce l’altro, squalifica il nostro sforzo, sciupa la relazione fra noi.

Saper dire no significa dire “Sì, e”.

Sì, vado volentieri, ed è importante che ci sia anche tu.

Di fronte a una richiesta possiamo scegliere di cercarne e scorgerne le parti più belle e preziose: l’altro si espone chiedendo aiuto, ci chiede aiuto, ci riconosce come portatori di valore aggiunto, ci legittima come capaci di raggiungere un obiettivo, forse si sente inadeguato e ha bisogno di rassicurazione e supporto.

Privilegiando questa prospettiva di osservazione ci porremo in ascolto e andremo a fondo: si vado volentieri e, dimmi, cosa ti trattiene dal farlo tu, quale vantaggio intravedi nella sostituzione, in che modo la mia presenza può dare un diverso contributo, e così via, fino a mostrare alla persona che la sua presenza è indispensabile.

L’esito tangibile di un “sì, e” è analogo a quello di un più efficiente “no”, forse non dovremo andare a questa famigerata riunione al suo posto, ma avremo costruito fiducia nella relazione e creato un’indissolubile alleanza.

 

Leggi tutti gli articoli della nuova semantica digitale sul Blog: Le Nostre Parole

Per maggiori informazioni sul percorso formativo a distanza

attivabile da HXO Srl per le persone della tua

organizzazione puoi scrivere Francesca Sollazzo  f.sollazzo@hxo.it

 

Mag 10, 2021 | Letture

Ti va di andare alla riunione al mio posto?
No, non mi va.
Si, però mi devi dare le slide pronte per la presentazione.
Sì, vado volentieri alla riunione, ed è importante ci sia anche tu per rafforzare il progetto.

Il climax di musicalità e armonia di questa sequenza produce l’immediata percezione del potere della comunicazione nel nutrire la relazione di fiducia, cura e vicinanza.

No, non mi va.

I nostri no sono funzionali a difendere i nostri confini e il nostro tempo e con essi ci diamo il permesso, a volte, di proteggerci dalle intrusioni. Saper dire no è una competenza importante, fondata sulla chiarezza delle proprie priorità e dei propri obiettivi e sulla forza del presidio. Se fosse solo questo, tuttavia, diverrebbe anche un velenoso ingrediente di egoismo e ritiro sociale, di distanza e cecità agli altri, di disconferma del nostro essere parte di comunità.

Saper dire no significa dire sì.

Sì, però mi devi dare le slide pronte per la presentazione.

Il fastidio di subire un’intrusione del nostro tempo, l’etichettare l’altro come importuno, il bisogno di fargli sapere che la sua richiesta è seccante, è tutto racchiuso in quel “sì, però”. Che svilisce l’altro, squalifica il nostro sforzo, sciupa la relazione fra noi.

Saper dire no significa dire “Sì, e”.

Sì, vado volentieri, ed è importante che ci sia anche tu.

Di fronte a una richiesta possiamo scegliere di cercarne e scorgerne le parti più belle e preziose: l’altro si espone chiedendo aiuto, ci chiede aiuto, ci riconosce come portatori di valore aggiunto, ci legittima come capaci di raggiungere un obiettivo, forse si sente inadeguato e ha bisogno di rassicurazione e supporto.

Privilegiando questa prospettiva di osservazione ci porremo in ascolto e andremo a fondo: si vado volentieri e, dimmi, cosa ti trattiene dal farlo tu, quale vantaggio intravedi nella sostituzione, in che modo la mia presenza può dare un diverso contributo, e così via, fino a mostrare alla persona che la sua presenza è indispensabile.

L’esito tangibile di un “sì, e” è analogo a quello di un più efficiente “no”, forse non dovremo andare a questa famigerata riunione al suo posto, ma avremo costruito fiducia nella relazione e creato un’indissolubile alleanza.

 

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