BLOG

Le Nostre Parole

Da Però a E.

La nuova semantica

digitale

di Paola Pirri
e Lara Cesari

Apr 12, 2021 | Letture

Mi piace il tuo lavoro però lo farei più sintetico. Interessante quanto hai detto ma sei stato prolisso. Il tuo progetto è complesso tuttavia alcuni passaggi non sono chiari.

La coerenza e la linearità di queste espressioni è lodevole, sono tutte orientate a dare aiuto e a suggerire miglioramenti, partono da una valorizzazione. E suggeriscono menzogne: il mio lavoro in realtà non ti piace, quanto ho detto è stato noioso poiché prolisso, il progetto è poco chiaro, questo è l’implicito, questo mi arriva.

Le persone hanno un grande bisogno, oggi come in passato, oggi più che in passato: hanno bisogno di riscoprirsi e di sentirsi viste; hanno bisogno di nutrire fiducia, di superare la propria diffidenza, di sentirsi incluse; hanno bisogno di messaggi che trattengano la complessità e mostrino appieno la loro bellezza e la loro pienezza.

I però, i tuttavia, i ma, appiattiscono la ricchezza, indeboliscono la piena implicazione, ingrigiscono la vividezza del valore che vediamo negli altri.

Mi piace così tanto il tuo lavoro che è fondamentale sia più sintetico per arrivare a destinazione. Hai detto cose interessanti e inedite e la tua prolissità ha distratto e indebolito l’attenzione di chi ti ascoltava. La complessità del tuo progetto è tale da rendere alcuni passaggi non chiari.

Allenare ogni giorno la rinuncia alle parole che ostacolano l’intensità dei nostri messaggi ci rende incisivi e nutrienti nel regalare agli altri un contesto che permette loro di riscoprire la propria efficacia e di recuperare contezza del patrimonio di saperi che hanno saputo costruire.

Questo allenamento si rivela particolarmente utile nel dare feedback a chi ci è accanto.

Il veleno discende dal valore, è un mantra che non ci stanchiamo di ricordare.

Siamo stati abituati e nel tempo formati a pensare a noi stessi e agli altri per punti di forza e di miglioramento, ci hanno chiesto in tante occasioni quali sono le nostre qualità e quali i nostri difetti, su quali talenti possiamo contare e quali abbiamo silenziosi. E ci siamo abituati a ragionare sulle persone, e su noi stessi, in termini dicotomici: il mio capo è molto determinato ma è petulante, il mio collaboratore è molto preciso però è lento, il mio collega fa tante riunioni ma non quaglia.

Questa valanga di congiunzioni avversative rende avversative anche le relazioni, allontana le persone e impoverisce i messaggi.

La musicalità di un feedback può ispirare chi lo riceve e chi lo elabora quando il messaggio rinuncia alle dicotomie e porta integrazioni e connessioni: la tua determinazione verso l’eccellenza e la qualità dei risultati è tale da rendere le tue richieste di miglioramento così insistenti da diventare petulanti, la tua precisione e la tua accuratezza sono tali da rallentare il tuo approccio al lavoro, il tuo bisogno di portare lavori condivisi e approfonditamente discussi ti porta a fare tante riunioni da avere meno tempo per portare i piani a realizzazione.

Il giudizio si trasforma in cura, pareri sentenziosi si trasformano in feedback coraggiosi, la distanza si trasforma in intimità, la diffidenza in costruzione di fiducia.

Le parole che scegliamo sono espressione del nostro pensiero e i però, i ma, i tuttavia indicano la presenza di giudizio sulle informazioni, una delle affermazioni è più importante di un’altra, ha maggior valore. Il giudizio è nemico della complessità, ci impedisce di tenere insieme obbligando a una selezione che non sempre ci aiuta a leggere la realtà nella sua accezione più ampia.

Costruiamo i nostri pensieri e le nostre comunicazioni intorno allo splendido “e”: ne fioriranno sorprese e limpidezza.

 

Leggi tutti gli articoli della nuova semantica digitale sul Blog: Le Nostre Parole

Per maggiori informazioni sul percorso formativo a distanza

attivabile da HXO Srl per le persone della tua

organizzazione puoi scrivere Francesca Sollazzo  f.sollazzo@hxo.it

 

Apr 12, 2021 | Letture

Mi piace il tuo lavoro però lo farei più sintetico. Interessante quanto hai detto ma sei stato prolisso. Il tuo progetto è complesso tuttavia alcuni passaggi non sono chiari.

La coerenza e la linearità di queste espressioni è lodevole, sono tutte orientate a dare aiuto e a suggerire miglioramenti, partono da una valorizzazione. E suggeriscono menzogne: il mio lavoro in realtà non ti piace, quanto ho detto è stato noioso poiché prolisso, il progetto è poco chiaro, questo è l’implicito, questo mi arriva.

Le persone hanno un grande bisogno, oggi come in passato, oggi più che in passato: hanno bisogno di riscoprirsi e di sentirsi viste; hanno bisogno di nutrire fiducia, di superare la propria diffidenza, di sentirsi incluse; hanno bisogno di messaggi che trattengano la complessità e mostrino appieno la loro bellezza e la loro pienezza.

I però, i tuttavia, i ma, appiattiscono la ricchezza, indeboliscono la piena implicazione, ingrigiscono la vividezza del valore che vediamo negli altri.

Mi piace così tanto il tuo lavoro che è fondamentale sia più sintetico per arrivare a destinazione. Hai detto cose interessanti e inedite e la tua prolissità ha distratto e indebolito l’attenzione di chi ti ascoltava. La complessità del tuo progetto è tale da rendere alcuni passaggi non chiari.

Allenare ogni giorno la rinuncia alle parole che ostacolano l’intensità dei nostri messaggi ci rende incisivi e nutrienti nel regalare agli altri un contesto che permette loro di riscoprire la propria efficacia e di recuperare contezza del patrimonio di saperi che hanno saputo costruire.

Questo allenamento si rivela particolarmente utile nel dare feedback a chi ci è accanto.

Il veleno discende dal valore, è un mantra che non ci stanchiamo di ricordare.

Siamo stati abituati e nel tempo formati a pensare a noi stessi e agli altri per punti di forza e di miglioramento, ci hanno chiesto in tante occasioni quali sono le nostre qualità e quali i nostri difetti, su quali talenti possiamo contare e quali abbiamo silenziosi. E ci siamo abituati a ragionare sulle persone, e su noi stessi, in termini dicotomici: il mio capo è molto determinato ma è petulante, il mio collaboratore è molto preciso però è lento, il mio collega fa tante riunioni ma non quaglia.

Questa valanga di congiunzioni avversative rende avversative anche le relazioni, allontana le persone e impoverisce i messaggi.

La musicalità di un feedback può ispirare chi lo riceve e chi lo elabora quando il messaggio rinuncia alle dicotomie e porta integrazioni e connessioni: la tua determinazione verso l’eccellenza e la qualità dei risultati è tale da rendere le tue richieste di miglioramento così insistenti da diventare petulanti, la tua precisione e la tua accuratezza sono tali da rallentare il tuo approccio al lavoro, il tuo bisogno di portare lavori condivisi e approfonditamente discussi ti porta a fare tante riunioni da avere meno tempo per portare i piani a realizzazione.

Il giudizio si trasforma in cura, pareri sentenziosi si trasformano in feedback coraggiosi, la distanza si trasforma in intimità, la diffidenza in costruzione di fiducia.

Le parole che scegliamo sono espressione del nostro pensiero e i però, i ma, i tuttavia indicano la presenza di giudizio sulle informazioni, una delle affermazioni è più importante di un’altra, ha maggior valore. Il giudizio è nemico della complessità, ci impedisce di tenere insieme obbligando a una selezione che non sempre ci aiuta a leggere la realtà nella sua accezione più ampia.

Costruiamo i nostri pensieri e le nostre comunicazioni intorno allo splendido “e”: ne fioriranno sorprese e limpidezza.

 

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organizzazione puoi scrivere Francesca Sollazzo  f.sollazzo@hxo.it